Il rapporto “L’insostenibile peso delle bottiglie di plastica” mostra come 7 miliardi di bottiglie da 1,5 litri in PET rischino di essere dispersi nell’ambiente e nei mari. Si aggiungono a questo le 850.000 tonnellate di CO2 di emissioni di gas serra dovute alla produzione delle bottiglie non riciclate.
Greenpeace ha lanciato un appello alle aziende chiedendo di ridurre il ricorso a bottiglie monouso sostituendole con contenitori riutilizzabili.
Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia, spiega che:
“L’Italia è uno dei maggiori consumatori globali di bottiglie di plastica per le acque minerali e le bevande. Ma nonostante i numeri impietosi del riciclo, la grandi aziende continuano a immetterne sempre di più sul mercato, facendo enormi profitti e non assumendosi alcuna responsabilità sul corretto riciclo e sul recupero a fine vita.”
Meno del 40% di bottiglie viene riciclato
Nel 2019 l’Italia ha consumato 17,5 miliardi di litri di bevande confezionate in PET (bevande analcoliche e acqua minerale). Considerando il 32% circa di scarto del processo di trasformazione delle bottiglie, il riciclo effettivo risulta di poco inferiore al 40%. Tradotto: ogni anno circa 280.000 tonnellate di bottiglie in PET sulle 460.000 tonnellate prodotte, non vengono riciclate ma incenerite nei termovalorizzatori, smaltite in discariche o disperse nell’ambiente.
Per le nuove bottiglie viene usato solamente il 5% del PET riciclato
Il principale settore in cui si utilizza il PET riciclato (circa 180.000 tonnellate) è quello della produzione di imballaggi rigidi non alimentari (vaschette, flaconi,ecc.). Circa 50.000 tonnellate vengono impiegate per la produzione di fibre tessili sintetiche che, in assenza di filtraggio nelle lavatrici, sono fortemente responsabili dell’inquinamento marino da microplastiche.
Nonostante un emendamento che rende possibile anche in Italia la produzione di bottiglie 100% rPET, il riciclo da bottiglia a bottiglia ha riguardato soltanto il 5% del PET riciclato.